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CON QUALI OCCHI? ESTRATTO



CON QUALI OCCHI?
1F a.s. 2006-‘07
L’atto unico Con quali occhi? è stata ideato e scritto nell’ a.s. 2006-’07 dagli alunni della 1F del Liceo Scientifico “O. Tedone”.
L’opera presenta la vita quotidiana di due famiglie, differenti per stile di vita e comportamenti, proponendo vicende e situazioni che, in chiave ironico-giocosa, raccontano il rapporto genitori – figli.
Genitori vecchio stampo, genitori “impiccioni”, genitori permissivi o “distratti”, genitori separati che si contendono l’affetto dei figli a colpi di regali e permessi; e dall’altra parte ragazzi inquieti, adolescenti trasgressivi, ansiosi di vivere scansando paletti e divieti, con il loro bisogno di libertà e identità, con i loro disagi, i loro silenzi, la loro solitudine.
Con quali occhi guardare le piccole e grandi cose che fanno la vita; leggere gli slanci o le chiusure di chi ci vive accanto?
Con occhi attenti, che sappiano cogliere la sostanza che è dietro l’apparenza; che arrivino a cogliere gli errori commessi, per poterli ammettere: questa è la risposta che il nostro testo propone.
E in una vicenda in cui nessuno è immune da errori, lo sguardo più attento è paradossalmente quello degli adolescenti che concludono: “Voi sbagliate ad imporci le vostre scelte; noi sbagliamo a crederle sbagliate solo perché ce le imponete”.
PERSONAGGI


Augusto Bompelli: professore di Latino
Pina: parrucchiera, moglie del professore
Clelia Bompelli: figlia del professore
Cornelia Bompelli: figlia del professore
Scipione Bompelli: figlio del professore
Annibale : padre della parrucchiera
Cliente 1: cliente della parrucchiera
Cliente 2: cliente della parrucchiera
Cliente 3: cliente della parrucchiera
Respighi: ragazza che prende lezioni di Latino dal professore
Costanza: vicina di casa
Ivana: amica di Clelia Bompelli
Romina: amica di Clelia Bompelli
Marta: aiutante della parrucchiera
Timoteo Montecchi: imprenditore funebre
Drusilla: moglie dell’imprenditore
Gennaro Montecchi: figlio dell’imprenditore
Marzia Montecchi: figlia dell’imprenditore
Paoletta Montecchi: figlia dell’imprenditore
Gigliola: amante di Timoteo
Riccardo: amante di Drusilla
Andrea: ragazzo di Paoletta Montecchi
Cesira: cameriera
Caterina: cameriera
Virgilio: maggiordomo
Luigi: segretario dell’imprenditore
Figlia: cliente dell’imprenditore
Figliastro: cliente dell’imprenditore
Cantanti e ballerine



L'azione è ambientata all’interno della casa del professor Bompelli fino alla scena 21.
Un trasparente consente di vedere sotto forma di ombre Cornelia e Gennaro che chattano.
Durante la canzone della 21° scena, attraverso il ribaltamento di alcuni pannelli, l’ambientazione diventa quella della casa dell’imprenditore.

[…]
SCENA 25 (Paoletta e Andrea )

Paoletta. Entra, dai! (RICHIUDE LA PORTA)
Andrea. La mano… la mano!
Paoletta. E non fare casino, che la vicina sente e poi va a dirlo a mia madre!
Andrea. Wow! Che casa! Oh mio Dio, c’è anche il camino, no, dico, hai visto: c’è anche il camino?!
Paoletta. E piantala! Sembra che non hai mai visto un camino in vita tua!
Andrea. No, è che forse sono troppo eccitato: io non avevo mai marinato la scuola, ed è fortissimo!
Paoletta. Ah, io lo faccio sempre, tanto, figurati se i vecchi se ne accorgono!
Andrea. Ma non c’è il rischio che ci scoprono?
Paoletta. Sta' tranquillo: mio padre è in agenzia e mia madre dall’estetista: non tornano per ora!
Andrea. Se lo dici tu!
Paoletta. E cosa aspetti a spogliarti?
Andrea. Mi tolgo proprio… tutto tutto?
Paoletta. Non vorrai tenerti i calzini, spero!
Andrea. E vai!
Paoletta. Ascolta, il vecchio, lunedì pomeriggio va fuori città, ho pensato di fregargli le chiavi dell’ auto così ci facciamo un giro… che ne dici?”
Andrea. Paoletta, sei mitica!
Paoletta. Zitto un attimo!
Andrea. Che cosa c’è?
Paoletta. La vuoi chiudere quella boccaccia?!.... Porca palettina!... Dobbiamo andarcene immediatamente!
Andrea. Perché?
Paoletta. Sta arrivando qualcuno!
Andrea. Oh, porca palettina!
Paoletta. Saltiamo dalla finestra!
Andrea. Sei pazza? E se muoio?
Paoletta. Andrea, siamo al piano rialzato! Male che vada ti fratturi il polso!
Andrea. No, non salto: io soffro di vertigini!
Paoletta. Salta, che non c’è tempo!
Andrea. Mi nascondo! Dove mi nascondo? Dove mi nascondo?
Paoletta. Nel ripostiglio! E non uscire finchè non arrivo io!


SCENA 26 (Cesira, Caterina, Maggiordomo)
Maggiordomo. (ENTRANDO CON LE CAMERIERE) Cominciate da qui e procedete con ordine fino all’ultima stanza!
Caterina. Oh Dio! E che cos’è questo, un campo di battaglia?!
Maggiordomo. In casa loro i signori possono fare tutti i duelli e le battaglie che ritengono opportuno!
Cesira. Tanto, mica puliscono loro!
Maggiordomo. Siete pagate per questo, o sbaglio?
Cesira. Diamoci una mossa, Cateri’…altrimenti qui facciamo notte!
Maggiordomo. Mettete tutto a posto!
Caterina. Ma se i piedi vanno insieme, perché le scarpe camminano separate? Che hai visto l’altra come questa?
Cesira. Un cero, una pizza capricciosa…. No, niente scarpe! E questa cosa molliccia… che roba è?
Maggiordomo. Una protesi in silicone della signora!
Caterina. S’è persa una tetta?
Cesira. Roba da matti!
Maggiordomo. Se la signora gradisce disporre le tette sul pavimento questo è nel suo pieno diritto e non sta a voi giudicare!
Cesira. I calzini?
Maggiordomo. Sono della signorina Paoletta!
Cesira. Che deve avere un piede solo, perché il compagno di questo non c’è!
Maggiordomo. Se la signorina Paoletta ha soltanto un piede…
Caterina. Questo rientra nei suoi diritti, lo sappiamo!
Cesira. Con tutti i soldi che hanno, non capisco perché deve andare in giro come una pezzente, con tutti i pantaloni stracciati!
Caterina. E con 3 metri di mutande da fuori!
Cesira. Qui c’è un orecchino!
Caterina. Ieri s’è fatta gli altri buchi alle orecchie
Cesira. E speriamo che se li fa soltanto là!
Caterina. E chi la controlla? I signori non li pensano proprio i figli!
Cesira. Se li comprano con i soldi: che vuoi, il motorino? Tieni il motorino! L’automobile? Tieni l’automobile!
Caterina. Ma poi non li stanno manco a sentire!
Cesira. E quelli fanno i comodi loro!
Gov. Se i signorini fanno i comodi loro, ne hanno piena facoltà! Gli angoli! Pulite bene negli angoli!
Caterina. La grande mo mo fa vecchia e vive ancora con mamma e papà!
Cesira. E chi glielo fa fare ad andarsene? Che gli manca qua dentro?
Caterina.Il signorino Gennaro, invece è proprio un bravo ragazzo!
Cesira. E’ vero, non sembra manco il figlio della signora!
Caterina. Con tutti i signori che la signora frequenta... qualche “incidente” può capitare!
Maggiordomo. Se la signora si compiace di fare incidenti con gli altri signori…
Caterina e Cesira. E’ nel suo pieno diritto e non sta a noi giudicare!
Caterina. Cesi’, passiamo all’altra stanza, che qui abbiamo terminato!


SCENA 27 (Timoteo, Gigliola)
Timoteo. (ENTRANDO) Entra, amor mio!
Gigliola (ENTRANDO) Sicuro che non c’è… anima viva?
Timoteo. Siamo mortalmente soli, con un’eternità di tempo tutto per noi!
Gigliola. Allora ti farò morire, cadaveruccio mio!
Timoteo. Voglio vederti esanime!
Gigliola. La luce!
Timoteo. La vuoi serenamente spenta, mia diletta?
Gigliola. No, voglio che illumini le tue amate spoglie!
Timoteo. Andiamo sul tappeto!
Gigliola. Il tappeto?!... Ma mia salma adorata, è una cosa… così banale !
Timoteo. Allora nello studio: ho un sarcofago matrimoniale extra-large!
Gigliola. No! Nel sarcofago no!
Timoteo. Sì, nel sarcofago sì!
Gigliola. Voglio un posto che dia pace all’anima…e alla carne!
Timoteo. Ohhhh!....Facciamolo nella doccia!
Timoteo. Taci!
Gigliola. Per sempre?
Timoteo. No, solo un momento!... Stanno bussando!
Gigliola. E io che faccio?
Timoteo. Aspettami qui!

SCENA 28 (Timoteo, Segretario, figlia, figliastra)
(TIMOTEO APRE)
Luigi. Buongiorno, Cavaliere!
Timoteo. Ah Luigi! Che c’è?
Luigi. Scusate il disturbo, ma ci sono dei clienti che…
Timoteo. Ne parliamo stasera in agenzia!
Luigi. E’ una questione un po’ ingarbugliata!
Timoteo. Sì, ma ora sono… impegnato!
Figlia. Io non me ne vado di qui prima di aver risolto il mio problema!
Timoteo. Più tardi, signora, siate gentile!
Figliastro. Adesso! Lo risolviamo adesso, altrimenti a rimetterci sarà lei!
Timoteo. Io? E perché?
Figlia. Perché io non pago il servizio funebre, visto che mio padre non è stato sepolto nella nostra cappella di famiglia!
Timoteo. E dove è stato sepolto?
Luigi. Nella cappella della signora
Timoteo. Allora paga la signora! Ma ora se volete scus…
Figliastro. Ah no! Io non pago il servizio funebre, visto che il funerale con la banda in testa e i cavalli con i pennacchi non li ho richiesti io!
Timoteo. E chi li ha richiesti?
Luigi. La signora!
Timoteo. Quindi paga la signora, ma con comodo, perché ora…
Figliastro. Mio padre era un uomo semplice e generoso!
Timoteo. E non avrà difficoltà a pagare, quindi…
Luigi. E’ il defunto
Timoteo. Ah!
Figliastro. … e si sarà rivoltato nella tomba con quella cerimonia enfatica e ampollosa!
Luigi. Non vi agitate, che adesso il cavaliere trova la soluzione!
Timoteo. Sì la troviamo in agenzia, perché ora…
Figlia. Mio padre era un grande uomo!
Timoteo. Allora pagherà senza problemi!
Luigi. E’ sempre.. il defunto!
Figlia. Ma io non pago il servizio funebre per farlo riposare con quell’arpia di sua madre!
Timoteo. Ecco! La madre! E’ giusto che paghi la madre, così…
Seg. Anche la madre è già defunta!
Timoteo. Perché queste storie non ve le risolvete in famiglia?
Luigi. E’ quello che ho detto io!
Figlia. Perchè la signora non fa parte della mia famiglia!
Figliastro. Nemmeno mio padre faceva più parte della tua famiglia!
Figlia. I figli sono sempre figli, anche se sono lontani.
Timoteo. Ci penseranno i figli a pagare, e adesso…
Figliastro. Ma sono io che gli sono stato accanto e l’ho curato, e la famiglia è questo!
Luigi. Potete pagare un po’ per uno: la signora paga la tumulazione…
Timoteo. Sì, e voi pagate…
Figliastro. I pennacchi!?
Timoteo. I pennacchi coi cavalli… coi cavacchi!
Luigi. I cavacchi?
Timoteo. I cavelli… i pernacchi… i cacchi dei cavalli, ma ora ve ne dovete andareeee! (LI CACCIA)

SCENA 29 (Timoteo, Gigliola, voce di Drusilla)
Gigliola. Andati?
Timoteo. Sì, li ho liquidati!
Gigliola. Allora sei pronto per il paradiso?!
Timoteo. Sì! Torniamo insieme alla casa del padre!
Voce di Drusilla. C’è qualcuno?
Timoteo. Cielo! Mia moglie!
Gigliola. Tua moglie?
Timoteo. Nasconditi, presto!
Gigliola. Nella doccia!
Timoteo. No!
Gigliola. E dove?
Timoteo. Nel ripostiglio! E non muoverti finchè non ti apro!

SCENA 30 (Timoteo, Drusilla)
Drusilla. Timoteo!
Timoteo. Drusilla!
Drusilla. Ma tu non dovevi essere in agenzia?
Timoteo. E tu non dovevi essere dall’estetista?
Drusilla. Dovevo, ma siccome… vengono i Bompelli, ho pensato di rimandare l’appuntamento!
Timoteo. E vuoi farti trovare in disordine? No, amor mio, vai dall’estetista, ci penso io a…
Drusilla. No, le unghie le farò domani! Piuttosto, Luigi mi ha appena detto che ci sono due clienti che non vogliono pagare il servizio funebre!
Timoteo. Sistemerò tutto più tardi, tu intanto … vai!
Drusilla. Come più tardi? Con i debiti che abbiamo!
Timoteo. E allora… andiamo insieme!
Drusilla. Ma lo sai che gli affari non li so trattare!
Timoteo. Facciamo così, io vado in agenzia e tu vai dall’estetista!
Drusilla. Va bene!
Timoteo. E non vai?
Drusilla. Faccio una telefonata e vado!
Timoteo. Vacci subito, anima mia! (ESCE POI FA CAPOLINO CON LA TESTA) Allora?
Drusilla. Ci vado subito! (PARLANDO AL CELLULARE) Via libera!


SCENA 31 (Drusilla, Riccardo)
Riccardo. (ENTRANDO) Tuo marito?
Drusilla. L’ho spedito in agenzia!
Riccardo. E allora: spicca il volo e plana fra le mie braccia, ninfa alata!
Drusilla. Oh sììì!
Riccardo. Come un uccello rapace ti porterò nel mio nido!
Drusilla. Sìììì! Rapaciami!... Ma non qui:… là!
Riccardo. E mi ciberò della tua carne, voracemente!
Drusilla. Oh sìììì: voraciami tutta! Non qui:…là!
Riccardo. Accogli la tua aquila reale, mia divina!
Voce di Timoteo. Drusilla?!
Drusilla. Cielo! Mio marito!
Riccardo. Che faccio?
Drusilla. Nasconditi! Io vedo di allontanarlo!
Riccardo. E dove mi nascondo?
Drusilla. Nel ripostiglio! Appena se ne va, ti libero!

SCENA 32 (Riccardo, Gigliola, Andrea)
(ALL’INTERNO DEL RIPOSTIGLIO)
Riccardo. Oh Dio! Un cadavere!
Gigliola. Ma che cadavere, io sono viva e vegeta!
Riccardo. E che ci fa nel ripostiglio?
Gigliola. Potrei farle la stessa domanda!
Riccardo. Ma io l’ho chiesto per primo!
Gigliola. Mi ha chiuso qui il padrone di casa, quando è tornata la moglie!
Riccardo. E’ l’amante del marito?
Gigliola. Già!
Riccardo. Allora ci possiamo dare del tu: siamo con-amanti!
Gigliola. Con-che?
Riccardo. Con-amanti, gli amanti di due coniugi.
Gigliola. Perché? Tu sei l’amante della moglie?
Riccardo. Modestamente! (SQUILLA UN CELLULARE)
Gigliola. (RISPONDENDO) Pronto?
Riccardo. (RISPONDENDO) Pronto?
Andrea. (RISPONDENDO) Pronto?
Riccardo. Ma quanti siamo qua dentro?
Andrea. (PARLANDO AL CELLULARE) Sì ci vediamo alle 7, ciao, ciao!
Gigliola. E lei chi è?
Andrea. L’amante della figlia!
Gigliola. Allora ci possiamo dare del tu!
Gigliola. Non si respira proprio in questo sgabuzzino!
Riccardo. Speriamo che la figlia non abbia fratelli e che il marito se ne vada quanto prima!
Gigliola. Bravo, e io come esco? E devo pure andare a prendere Andrea!
Riccardo. Tuo figlio?
Gigliola. Sì, mi conviene avvisarlo, così prende l’autobus!
Riccardo. Quante cose in comune abbiamo! Anche io ho un figlio che si chiama Andrea; anzi, fammelo chiamare subito! (CHIAMA; SQUILLA UN CELLULARE.)
Andrea. (RISPONDENDO) Pronto? No, non è questo! (A GIGLIOLA) Me lo tieni per piacere!... Sì?
Riccardo. (PARLANDO AL CELLULARE) Andrea, dove sei?
Andrea. Sono…in giro!
Riccardo. Non ti sento bene, c’è uno strano riverbero! (SQUILLA UN ALTRO CELLULARE)
Andrea. Scusa un momento, papà, che mi squilla l’altro cellulare!... (A GIGLIOLA, PASSANDOLE IL PRIMO CELLULARE) Me lo tieni per piacere?... Pronto?
Gigliola. (PARLANDO AL CELLULARE) Tesoro, sono la mamma!
Andrea. (RISPONDENDO) Dimmi, mamma, che c’è?
Gigliola. Come si sente male! C’è come un’eco!
Andrea. Lo sento anch’io, una doppia voce!
Riccardo. (PARLANDO AL CELLULARE) Andrea, mi senti?
Gigliola. (RISPONDENDO AL TELEFONINO CHE ANDREA LE HA DATO) C’è un’interferenza! Io sto parlando con mio figlio, ma qui sento la voce tua!...(RICONOSCENDO IL FIGLIO) Andrea!
Riccardo. (RICONOSCENDO LA MOGLIE) Gigliola!
Andrea. (RICONOSCENDO LA MADRE) Mamma!
Gigliola. (RICONOSCENDO IL MARITO) Riccardo!
Andrea. (RICONOSCENDO IL PADRE) Papà!
Riccardo. (RICONOSCENDO IL FIGLIO) Andrea!
Gigliola. Tu perché non sei a scuola?
Riccardo. A casa facciamo i conti, giovanotto: quello che hai fatto è molto grave!
Andrea. Quale casa? Il tetto sotto cui vivete in silenzio tu e la mamma?
Riccardo. Io e la mamma non abbiamo nulla da dirci, perché siamo separati in casa!
Andrea. Già, solo nei ripostigli tornate insieme!
Riccardo. E poi, quanti diavoli di cellulari hai? Sembri un centralinista!
Gigliola. “Signore”, mio figlio ha tutti i cellulari che mi va di regalargli!
Riccardo. Andrea, butta via subito tutti i cellulari della “signora”!
Gigliola. Andrea, dì al “signore” che i miei cellulari valgono molto di più di un padre che non sa fare il padre!
Riccardo. Andrea, dì alla “signora” che almeno io non ho bisogno di comprarmi l’affetto di mio figlio!
Gigliola. Andrea, dì al “signore” che il cellulare è molto più importante dello stupido pallone che ti ha regalato lui!
Riccardo. Andrea, dì alla “signora” che sei più contento di aver ricevuto un pallone!
Gigliola. Un cellulare!
Riccardo. Un pallone!
Gigliola. Un cellulare!
Riccardo. Un pallone!