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IL PROGETTO TEATRO EDUCATIVO AL CAPOLINEA

Quale futuro per il teatro del Tedone?

Sono mutate le situazioni di contesto tanto da compromettere la realizzazione del progetto per l'anno in corso  e per il futuro. L'azione formativa, l'arricchimento delle esperienze, i successi negli anni forse vedono calare il sipario con i TITOLI DI CODA e la parola FINE.
Riportiamo di seguito i documenti che raccontano le ultime vicende sul palcoscenico le cui luci sono prossime a spegnersi.


L'appello degli alunni del progetto Teatro sconvolti per la notizia del ritiro del Progetto



L'amarezza della docente per l'accoglienza riservata al Progetto all'inizio del nuovo anno

AI COLLEGHI E ALLA PRESIDE

            Dopo quanto è accaduto durante il Collegio del 22 ottobre, sento il bisogno di comunicare ai colleghi (più o meno cari) che cosa ho deciso in merito al Progetto Teatro.            Non per intercessione umana o divina scelgo di  recedere dal proposito di ritirare il progetto; ma per “banali” motivazioni etiche: per “rispetto” (che parola insolita!) della componente più importante della Scuola; per un “dovere” di attenzione e riguardo nei confronti di quegli alunni che l’anno scorso, pur non avendo diritto ad alcuna forma di credito scolastico, sono rimasti a scuola (il sabato pomeriggio) per produrre un testo teatrale, con l’unico scopo di vederlo messo in scena; per “rispetto” di quegli studenti che quest’anno hanno già investito più di venti ore del loro tempo (il sabato pomeriggio): studenti che non hanno avuto il buon gusto di essere fragili, svogliati e  a rischio  dispersione!            Per fugare il sospetto che io voglia arricchirmi con il teatro, rassicuro tutti: non intendo percepire un centesimo del “favoloso” compenso che questo progetto “vampiresco” (= succhia fondi) potrebbe fornire: qualunque sia la cifra (ammesso che ci sia), la metterò a disposizione degli alunni per le trasferte.            Non mi aspetto ringraziamenti da nessuno, ma esigo il RISPETTO da tutti!            A quanti pensano che preparare uno spettacolo sia per i ragazzi un’esperienza “ludica”, rivolgo l’invito ad assistere ad una prova; ma per “entrare nella parte”,  veniteci di sabato pomeriggio.            Certo per i docenti quello è un momento intoccabile, ma perché dovrebbe essere così anche per i ragazzi?            Venite a vedere quanto sono “freschi e pimpanti” i nostri studenti alle 13.30 del sabato, dopo una mattinata a scuola (mica hanno lavorato come noi!); e fermatevi fino alle 19.00 (senza intervallo) sollecitati, incalzati, e spesso rimproverati: è proprio “un gioco” da ragazzi!            Probabilmente sono pazzi, perchè sanno bene che in cambio del sabato pomeriggio di prove, avranno una domenica sui libri; e sconteranno la soddisfazione di uno spettacolo ben riuscito o di un eventuale premio guadagnato, con verifiche “insolitamente impegnative”, o con l’aperto dileggio di qualche docente in vena di battute.            Sì, sono decisamente pazzi, perchè preferiscono farsi “massacrare” dal professore di turno, piuttosto che rinunciare a quella che giudicano l’esperienza più formativa ed educativa di tutto il loro corso di studi; ma che ne capiscono: sono solo alunni! 



 Il saluto alla comunità scolastica del dirigente uscente 

Venticinque anni di permanenza al “Tedone”, nove da docente e sedici ininterrotti quale preside di ruolo, (vincitore di concorso nazionale per 32 posti bandito nel 1990 dalla Direzione Generale Classica del Ministero), chiudono la mia esperienza di gestione didattica ed educativa in una scuola che ho tanto amato e servito, nel rispetto del supremo interesse dei giovani in formazione. In questi anni di impegno educativo e formativo, senza risparmio alcuno di energie e risorse, ho puntato a costruire una “scuola aperta” sia al territorio che alle domande provenienti dai giovani e dalle istanze sociali in continua evoluzione. Anche l’aspetto fisico dell’apertura, (la presidenza, l’auditorium, la palestra, i laboratori e la biblioteca) voleva rendere concreto il  messaggio di accoglienza, condivisione, volontà di ascolto, disponibilità a farsi carico dei bisogni che la popolazione scolastica (e non solo) avvertiva e che poneva come domanda esplicita al “servizio scuola”, inteso proprio come ufficio che avverte la consapevolezza di trovare la sua legittimazione nella capacità di affrontare i problemi dell’utenza, prima di tutto attraverso l’ascolto e l’apertura.In un sistema educativo correttamente orientato, la centralità dell’alunno è cardine essenziale di ogni intervento efficace che deve nascere dalla considerazione che soggetto dell’educazione è lo stesso alunno e quelli che gli stanno intorno hanno il compito di capirlo, sostenerlo nella crescita, assisterlo per prevenire insuccessi non solo scolastici, ma anche di carattere sociale: mettere in condizione il giovane di “camminare con le proprie gambe” significa, da quel momento in poi, rendere superflua la funzione dell’educatore. L’azione di recupero degli alunni (specie quelli a rischio e/o svantaggiati) è stata tra le priorità che il Tedone in questi anni ha curato maggiormente con interventi mirati, condotti in forma riservata, ma con l’intento di assolvere ad una funzione di stimolo alla crescita personale e sociale, decisiva per il singolo alunno. Essere riusciti, in molti casi, a comprendere i disagi ed i rischi connessi, evitando forme gravi di dispersione e devianza, rappresenta un vanto della scuola che va a vantaggio delle famiglie e della società.Altro pilastro formativo che si è tenuto in grande considerazione è quello che considera ogni educazione come finalizzata alla crescita di individui liberi. L’educazione alla libertà è l’unico modo per formare adulti maturi e consapevoli delle proprie azioni. I divieti immotivati, le prescrizioni senza giustificazioni, le imposizioni senza l’opportunità di ascolto, non formano l’adulto che, così facendo, “non uscirà mai dallo stato di minorità intellettuale imputabile a se stesso. Minorità é l' incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro” (Kant, Lettera sull’illuminismo). La libertà riconosciuta al giovane è il banco di prova per la verifica della sua capacità di essere uomo o di diventare uomo; la libertà negata è la costrizione che non lascia mai crescere il giovane, come l’adulto.La stessa considerazione è alla base della dirigenza diffusa che mirava essenzialmente al totale coinvolgimento di chi opera nella scuola in un sistema di reale valorizzazione delle risorse e delle professionalità nello spirito della collaborazione, con la utilizzazione di sinergie  a vantaggio della funzionalità del sistema. Il tutto nel rispetto dei ruoli, ma soprattutto dell’esigenza di mettere in primo piano le finalità per cui una scuola esiste ed è aperta: la centralità dell’alunno e dei suoi bisogni formativi.  La formazione dell’uomo e del cittadino è il comandamento che andrebbe scritto all’ingresso di ogni scuola ed all’interno di tutte le aule: tutto il resto è da porre in relazione a questo comandamento.  Si prospetta così la funzione strumentale delle discipline e l’esigenza che la cultura non venga percepita come costituita da sezioni autonome e con statuti disciplinari del tutto diversi dagli altri ambiti. Per scongiurare tale visione settaria, forse involontariamente procurata nelle aule scolastiche per l’alternarsi di docenti ed ore di lezione, sì è ritenuto fondamentale recuperare la visione unitaria del sapere attraverso percorsi multidisciplinari e temi trasversali che mirano a sottolineare l’importanza di una visione del mondo e valorizzare l’unità del pensiero umano, secondo l’insegnamento di Aristotele.Questo significa sapersi anche liberare dalle visioni parziali, dall’attenzione solo all’istante presente, dalle meschinità che negano la cultura (che è ciò che resta quando vengono meno le nozioni), ma rivolgersi con lo sguardo al futuro per coglierne gli aspetti di progresso e le istanze che appartengono alla società nella quale i nostri giovani dovranno essere protagonisti. Il saper guardare al di là del contingente è stata l’impostazione peculiare della scuola in questi anni. La crescita degli indirizzi di studio, la proposta libera di progetti che potessero valorizzare le aspirazioni e scelte di carattere culturale ed artistico (musica, teatro, scultura, olimpiadi dei diversi settori scientifici e letterari, attività sportiva, scambi con l’estero e corsi di lingua, partecipazione a tanti concorsi, volontariato scolastico, esperti informatici e tecnici audio-video ed altri ancora) hanno stimolato e favorito l’espressione di qualità nascoste e la funzione di promozione umana e sociale cui la scuola deve assolvere. I risultati (a tutti i livelli) hanno testimoniato la validità della proposta che non ha trascurato di sottolineare costantemente l’importanza contestuale dell’impegno scolastico, orientando gli alunni a scelte responsabili. Ogni supplemento di impegno in questa prospettiva rappresenta un prezioso investimento per il futuro, considerato che la scuola ha sempre preteso serietà di comportamento anche in queste attività parallele. Qualcuno di fede pseudoreligiosa ha scritto che dovrebbero essere cancellate “da ogni libro e da ogni tavola” tali mete faticosamente raggiunte; ma queste sono stampate nelle coscienze e nei comportamenti degli alunni, di qualunque età, e non sarà mai possibile che possano rinnegarle.In questi anni la scuola è cresciuta oltre ogni ottimistica previsione, sia nel numero degli iscritti, che nella qualità degli interventi e per la presenza nel contesto formativo anche nazionale. Invitato alle più importanti manifestazioni e nei contesti più rilevanti dal punto di vista sociale e culturale (Crit. Fei, Educazione e Costituzione, teatro e attività sportiva, volontariato e collaborazioni con Enti e Soggetti diversi, accordi di programma ecc.) il Tedone ha portato il suo nome molto lontano dal confine locale ed  è stato apprezzato dalla società, dalle istituzioni e dal mondo accademico.La strumentalizzazione da parte di qualche non disinteressato “osservatore” circa qualche virgola ritenuta errata (vedi quanto riportato a favore dell’operato del Liceo nell’ordinanza del Giudice relativa al fascicolo n. 5567/09 RG mod.21 e n. 3167/12 RG GIP, senza trascurare altre due pronunce chiare di altri magistrati che hanno sancito la regolarità degli atti e del comportamento della scuola) insieme all’aver rifiutato, da parte mia, compromessi (ai quali molto spesso ci si adegua fuori e dentro la scuola) ha procurato al Liceo forti e gravi turbamenti che hanno rappresentato un attacco al clima di collaborazione, di apertura, accessibilità e trasparenza che è stata la cifra essenziale dello “stile” del Tedone.Porto con me l’orgoglio di aver operato per tantissimi anni (quasi un terzo della mia carriera) in una scuola che soffriva per la sua capacità di garantire un adeguato servizio e di aver realizzato, ad anno scolastico appena iniziato, il trasferimento in una sede che ho curato fin dal momento dello scavo e durante il periodo della costruzione (conosco tutti gli angoli, gli impianti ed i sotterranei della struttura).  Per gli aspetti logistici non si può trascurare l’ampliamento dell’attuale sede realizzato, tra l’incredulità di tutti, in appena sei mesi. Diversa la vicenda della costruzione della sede aggiunta, negoziata ed ottenuta già dal 2006, con permesso di costruire rilasciato da oltre due anni, non ha visto ancora la realizzazione per… quali motivi o pigrizia istituzionale? Conserverò negli anni la gratificazione per aver operato con tanto entusiasmo insieme a docenti e personale scolastico motivati e rasserenati dal clima di fiducia e stima, attenti alle esigenze di alunni e genitori, come non potrò dimenticare l’apprezzamento e la riconoscenza di tanti alunni ormai affermati nelle professioni e negli impegni sociali e di lavoro, situazioni che mi rendono sicuro di aver speso bene il mio tempo nell’attività di educatore.Una telefonata ricevuta nella serata del 28 agosto scorso da una persona amica mi ha annunciato che il mio nome non figurava più nell’indicazione del Liceo Tedone. Ma più sconcertante appare l’antefatto di quella telefonata, con i tempi dilatati, le decisioni difformi per casi analoghi, le revoche all’ultimo minuto ecc.; tutta la procedura così … civile e cortese mi ha avvilito e mi ha ancora una volta rivelato scenari amministrativi, di procedure burocratiche che hanno poco di umano. Mi resta la speranza che sia riconosciuto, da chi è più attento, l’impegno e lo spirito di sacrificio che ho messo a disposizione della scuola perché diventasse grande per capacità formativa e per impegno culturale. Nella mia azione mi sono ispirato nella linea della migliore continuità del Tedone. Rivedo davanti a me la figura nobile e silenziosa del preside Lorusso che ha dato un’impronta di serietà formativa ed umanità alla realtà scolastica ruvese. Ma non posso dimenticare altri due modelli di riferimento per la gestione appassionata della scuola che mi hanno trasmesso prima che assumessi questa carica: il compianto preside Salvatore Montaruli, convinto assertore della necessità morale di applicare norme e disposizioni senza arrecare danno alcuno alle persone, ed il preside Marino De Caro che con grande entusiasmo, alla conclusione della sua carriera di preside, impegnò considerevoli risorse personali per rilevare il Liceo Linguistico di Ruvo e farne una scuola a misura di alunno e che, a causa di assurde vicende giudiziarie, dopo quattro anni lasciò “in regalo” la scuola al Comune insieme alla testimonianza di una grande umanità.Ora il Tedone seguirà il suo percorso, orientato a favorire la crescita umana e culturale degli alunni, senza verbalismi e burocratizzazioni che possono dimenticare l’essenza umana e le istanze di crescita che non ammettono rinvii . Il messaggio che mi piace lasciare a tutti è quello che ho cercato di propugnare negli anni di attività e che può così sintetizzarsi. La mediazione educativa non limita gli spazi di scelta, ma amplifica e potenzia le capacità di discernimento dei giovani per allargare gli orizzonti di responsabilità e promuovere l’elaborazione di risposte coerenti alle domande della vita sociale ed individuale. Il vero maestro sa stimolare le potenzialità dell’allievo e la sua propensione a diventare adulto; non riduce l’azione formativa alla trasmissione  di conoscenze ed esperienze personali. Quel “maestro” è ben felice di vedersi superato dai suoi alunni.Un caro e cordiale saluto agli alunni, ai genitori, ai docenti ed a tutti quelli che hanno creduto, insieme a me, nella funzione educativa della scuola.